domenica 27 luglio 2008

Ricordo pensieri confusi

Dove sei, la voce del mare mi sussurra parole dolci profumate di ricordi e di speranze, dove sei, io sono qui ad aspettarti, faccio cerchi nella sabbia, il sole batte, un gabbiano urla la sua voglia di volare, dove sei, i capelli biondi, gli occhi chiari arrossati dalla salsedine, la pelle abbronzata, liscia, dove sei, il tuo profumo, il vestito a fiori e le scarpe con il tacco basso, dove sei, il tuo sorriso e denti imperfetti, le tue guance piene, dove sei, le tue mani, le unghia corte e le dita morbide, dove sei, le tue risate, le urla, le chiacchierate, dove sei, il tuo seno, i tuoi fianchi morbidi, la tua bocca rosa, i baci dolci, dove sei, le litigate, la pace, le mani nelle mani, le passeggiate, gli abbracci, le sberle, dove sei, tua mamma incavolata, i libri tra le mani, il fermaglio nei capelli, il golfino rosso, dove sei, la vespa, la pizza, il vento nei capelli, i portone di casa tua, la tua finestra, la casa al mare, dove sei, fare l’amore, ridere e scherzare sui nostri difetti, le sigarette, dormire svegliarmi nel tuo sorriso, buongiorno a te dove sei, i tuoi anellini e le collanine, le mutandine rosa, la borsa di pelle dove sei, la nostra canzone, le lacrime i pensieri, le ansie, dove sei, il panino con la mortadella, il cremino, il caffè e le mele, dove sei, io sono qui non mi vedi eppure sei lì eccoti io ti vedo e ti sento, sei sempre la solita, ti piace parlare e urli sempre un po’ perché credi che così la gente ti senta meglio, smetti di gesticolare, lo hai fatto sempre, mi piaceva quando lo facevi, eri fiera e decisa sembrava che volessi imporre le tue idee, ma perché non mi vedi, sono io, non mi riconosci, ti metto una mano tra i capelli sono rimasti quelli di una volta lisci e morbidi, ti ricordi come ti piaceva quando ti sfioravo il viso e ti cascava una lacrima e io la raccoglievo, perché ora piangi io qui, andiamo non fare la timida lo so che vuoi abbracciarmi, lo hai sempre fatto, noi parlavamo con gli abbracci, tu stringevi sempre forte, dai perché non lo fai anche ora, sono qui, che stai aspettando mi guardi con i soliti occhi, luccicano sono felici ma un po’ malinconici, mi guardano, mi scrutano, cercano di dirmi qualcosa, ma io non capisco, perché, eppure io li ho sempre capiti, fin dal primo giorno quando ci siamo incontrati, gli sguardi, di più i miei devo dire, ma poi anche tu hai capito, e il tuo sorriso, ti ricordi la battuta del gelato, che sciocco potevo trovarne un’altra, se vuoi te la ridico magari sorridi ancora, ma perché non mi senti, perché non sorridi, eppure è la stessa cretinata, come sei bella da vicino, era un po’ che non ti guardavo così, sai da lontano non è la stessa cosa, di te si perdono i dettagli e tu ne hai molti, ma perché non mi guardi, e come se non esistessi eppure non puoi esserti già dimenticata di me, dicevi che le facce non si dimenticano mai perché ognuna è diversa dalle altre, ed ora perché non sai chi sono, il mio viso lo hai guardato bene, quante volte mi sono addormentato sulle tue gambe con te che mi guardavi con i tuoi solito sorrisino mezzo abbozzato che ritrovavo appena sveglio immutato e compiaciuto, ed ora non mi riconosci più ma perché, e dai sono io i capelli ricci quelli che intrecciavi, la barbetta che ti pungeva e ti faceva il solletico, gli occhi verdi e tristi come dicevi tu quando mi fissavi, quelli da pesce, ma possibile che non ti ricordi più, le uscite in bici, la neve, il mare e le scottature, i bar costosi e quelli sporchi, ma quanti caffè abbiamo preso insieme, pago io, si ma solo sta volta, la prossima faccio io, non c’ho una lira, e pure io, è un periodaccio, questo te lo ricordi i conti alla romana, e l’albergo con il lettone che faceva casino che non potevamo muoverci, la buona notte del portiere evidentemente ironica, quella si e dai i abbiamo riso un’estate intera, non ti ricordi più, di me di te di noi delle nostre cose, e non mi vedi non mi senti e come se io non ci fossi, un’entità trasparente ed assente che volteggia intorno a te, ma io ci sono ho la sensazione di me, allora sei tu che non ci sei, che non esisti, soffio di vento, pensiero svanito, ricordo sfumato sei tu che sento ma non percepisco che vedo ma non inquadro, che vivo ma che non godo, e allora perché ricordo tutto questo, perché mi è tutto chiaro nitido, come questo mare, la sabbia e il gabbiano, che sento avrebbe un ricordo ciò che non è mai esistito, e il vento d’estate caldo e la brezza del mare il suo sapore, continua ad accarezzare e i miei pensieri che sfuggono, cercano un’altra meta un altro luogo dove andarsi a posare, arriva il tramonto, è bello, sempre uguale, il sole stanco si nasconde, i miei occhi fanno un giro intorno, c’è solo acqua, sabbia e nuvole, morbide, sottili e tu sei ancora lì muta e immobile non sorridi più, non parli più, ho paura, il mio cuore che prima scandiva un battito tranquillo e rilassato ora urla ansia e sgomento, non una lacrima ma solo angoscia e timore, tremo vorrei proteggermi ma non posso sono troppo scoperto, tu rimani ferma come se tutto ciò che sta accadendo nemmeno ti sfiorasse, immune a tutto perfino al tempo, mi sento morire, aiutami, non vedi che sto male, la notte è scesa e tutto appare offuscato, innaturale, diverso, e tu dove sei ora, non ti vedo più, non posso cercarti, non ce la faccio, sono immobilizzato, non ti sento più, ma ci sei, potresti almeno farti sentire, farmi capire se sei lontana o vicino, mi sento solo e abbandonato a me stesso e non ho la forza di reagire ed allora mi abbandono, la paura è troppa ma ci si abitua, mi lascio andare, le mie vene pompano sangue solo per mantenermi in vita ancora per un po’giusto il tempo per non capire, per non comprendere, non vedo più, non sento più, tutto è immerso nel nero più buio, nella notte tutto è asettico e monotono, somigliante perché costante, uguale a sé stesso, perfino i miei pensieri tacciono.

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